Il concetto stesso della necessità di una “giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne” è un fatto che deve far riflettere. La necessità di spingere verso ciò che, a mente lucida, rappresenta la condizione di base del normale e sano sviluppo di una società civile.
In Italia una media di circa 8 milioni di donne all’anno che hanno subito violenza psicologica da parte dell’attuale partner. Essa è più diffusa tra le donne più giovani (16-24anni) e tra le donne con titoli medio alti.
L’esito estremo, rappresentato dal femminicidio, è riconosciuto come una punta dell’iceberg di un problema ampio che riguarda ogni singolo individuo.
I dati sono allarmanti ed ora sembrano maggiormente alla luce in conseguenza ai tragici fatti di cronaca.
Questi comportamenti si insinuano gradualmente nella coppia, fino a diventare normalità da accettare. E’ per questo importante riconoscerli in maniera preventiva.
La concezione di possesso, mascherato da gelosia è una costante ricorrente, limitando il riconoscimento di persona a sé stante e facendo trapelare invece una più o meno chiara visione di donna come oggetto maschile o come persona non alla pari del partner.
Molte donne si accorgono della tossicità della loro relazione con una esplosione di minacce ed insulti perché vi è un pericolo più palese, ma non è sempre così. Viene riportato che spesso, per paura, si placa l’ira del partner accettando di seguire gli obblighi imposti per non cadere in situazioni peggiori.
La violenza psicologica è violenza a tutti gli effetti, lascia segni meno visibili ma non per questo meno profondi ed è spesso la porta di ingresso per escalation molto pericolose.
Come professionisti della salute mentale è fondamentale dare il nostro contributo.