“FIDARSI E’ BENE, NON FIDARSI E’ MEGLIO…. VORREI MA NON POSSO FIDARMI DI TE…” quante volte ce lo so siamo sentiti dire o lo abbiamo detto? e soprattutto, sono veri questi concetti?
Parliamo di fiducia e come si tenda, in casi di comportamenti che la disattendono, ad incolpare di “troppa bontà” o “ingenuità” chi si mostra fiducioso. La fiducia è centrale per determinare come iniziamo e manteniamo la maggiorate delle relazioni e per promuovere le cooperazioni, è un sentimento positivo verso l’altro o noi stessi, che concediamo nel momento in cui pensiamo di poter contare su qualcuno, le sue parole e le sue azioni.
Per questo motivo, può essere considerato colpevole una persona che ripone in altri la propria fiducia che viene disattesa? Perchè è diventato concettualmente e culturalmente corretto il sospettare che altri abbiano secondi fini negativi quando ci rivolgiamo ed affidiamo a loro? Il pensiero diffuso del "non ti devi fidare" o colpevolizzarsi nel momento in cui nel dar fiducia a qualcuno che non la ripaga, la colpa viene data spesso in egual modo a chi si è fidato.
Il concetto di fondo è che chi si fida non commette un errore ma, a volte, purtroppo paga conseguenze spiacevoli, ma la responsabilità di uno che tradisce la fiducia di qualcun'altro è esclusivamente di quest'ultimo, non di chi ha deciso di fidarsi.