Parliamo di “Ospitalità”.
Vi sono una moltitudine di sfaccettature e discorsi che possono essere abbracciati dal termine Ospitalità, noi vogliamo approfondirlo sotto l’aspetto di concepire ed ospitare nelle nostre menti l’idea di sofferenza psichica, come dimensione da accogliere e capire piuttosto che rifiutare, negare o nascondere.
Ne parliamo riportando i concetti espressi da @la.moni.bi psicoterapeuta dei Labirinto: che ha tenuto un intervento presso l’istituto Adler di Reggio Emilia sul tema: OSPITARE LA SOFFERENZA IN PSICOTERAPIA NELLA GIOVANE ETA’ ADULTA.
Il concetto di Ospitalità in questo contesto sta anche nel fornire il diritto di parlare e di essere qualcuno con proprie identità e scelte in una fascia d’età che, nel momento storico attuale, sta richiedendo tanto aiuto alla figura dello psicologo e spesso rimanda bisogni comuni, racchiusi nell’insicurezza, nell’aver la strada già dettata da altri, del non sapere in che modo diventare sé stessi, in che modo dire le proprie idee e in che modo scegliere per sé. Diritto di parlare di sé in psicoterapia si basa sull’assunto di un contesto privo di giudizio e pregiudizio, elementi che, per sfortuna di chi si rivolge a professionisti della salute mentale, spesso non ha avuto occasione di incontrare nella propria vita.
L’assenza di pregiudizio ammette la libertà di essere qualcuno di non già deciso o come qualcuno ci si aspetta, punto cruciale in una situazione in cui si è abituati a far attenzione al giudizio degli altri per identificarsi ed essere riconosciuti ed in cui capita di mettersi in relazione con gli altri indossando una maschera di desiderabilità. Questo si collega al senso di vergogna; del mostrare ed essere sé stessi ed anche legata all’ospitalità: come essere ospitati da qualcuno e non comportarsi spontaneamente come faremmo in un contesto differente, la vergogna di aprirsi nel confronto terapeutico, spesso risulta uno scoglio per abbassare le difese e lavorare sul proprio percorso che vediamo tanto importante quanto a, a volte difficoltoso.